martedì 21 gennaio 2014

30esimo e 40esimo.

...sfilo l'orologio color acciaio che mi ricorda che sono una persona rispettabile e rispettosa delle regole e lo appoggio alla liscia superficie del tavolo di formica bianco, sottotetto della Mediatek di Schwaebisch Hall, Deutschland; alla fine, da meno di una settimana ho 40 anni, sono tornato a casa in Italia, posto che, sembra, mi abbia richiamato a se in tutta la sua follia più che messicana. Resta una sottile e poco superficiale linea di nostalgia acuta per un posto e per un periodo  che sembrano non essere mai esistiti. Avete mai varcato la porta di casa dopo un lunghissimo viaggio in un posto lontano con la netta e disintegrante sensazione di non esservi mai mossi? Avete mai aperto la valigia sul letto, investiti da quello strano odore che non appartiene ai vostri abiti di casa? Avete mai tolto la sabbia dal fondo della Samsonite lasciandovela appiccicata alle dita, ripassandola sui polpastrelli per richiamare l'effetto delle vostre mani sulla spiaggia? Non so cosa succeda tornando ai propri angoli di mondo...sembra ci si possa dimenticare istantaneamente di tutto quello che è successo, investiti dalle facce dei parenti, degli amici, delle situazioni che vi vengono subito a cercare dopo i controlli ai passaporti (ultima barriera non ripercorribile che vi separa dalla vita abituale); salvo che poi, alla lunga i ricordi riaffiorino con la precisione dei turaccioli di sughero in una bacinella d'acqua: gli sguardi, i sorrisi, le incazzature, i momenti di quotidianità che ci creiamo anche a 10.000km da casa, la pizza del mercoledì lungo la 10a Avenida DIagonal, il cinema in inglese accompagnato dal tremendo MacDonald, la camminata pomeridiana da 14 km (tutti da dimostrare forse) lungo le verdissime strade dei quartieri alti. I ricordi vi verranno a trovare quando meno sarete pronti, vi investiranno con tutta la forza d'urto di cui sono capaci, vi sembrerà di poter ri-annusare gli odori, di sentire il fresco della balaustra di cemento di casa, alla sera, con la sigaretta che sancisce la fine del giorno. Oggi mi è successo, mentre mi trovavo chiuso nel cubicolo della mia stanza da college tedesco con davanti il caso accusativo  e a lato l'orrido piumone e lo scomodissimo cuscino  quadrato tedesco(quale cuscino oltre al proprio è comodo?). Mi sono tornate in mente le prime caldissime ore in quella fornace vera che era la nostra camera nel B&B Mexico e Amore, lo stordimento del viaggio, il ruvido incomodo delle lenzuola lise dalle troppe asciugature meccaniche. Ho riprovato quella pazzesca ossessione di calore che ci circondava e ci massacrava i movimenti, l'odore del legno bollente a fine giornata nel microscopico patio, circondato dall'umanità locale, ancora incapaci di capire cosa sarebbe stato dei giorni a seguire. 
Ho parzialmente nicchiato lo studio oggi pomeriggio, sono uscito nell'umidità ghiacciata di questo posto, a cercare un evidentissimo contrasto con quei giorni che tanto ho amato e che, come dei killer, oggi sono venuti a prelevarmi di peso e a condurmi al cospetto della mia Mexican Experience ora che, sotto le unghie, del Mexico non mi è rimasta più nemmeno la sabbia.

domenica 24 novembre 2013

Cavalcavia Bacula.

La soprelevata di Playa del Carmen, smaltisce il traffico veloce della Caretera Federal
Ascolto  "you're not alone" pezzo ormai consumato dai tempi della stagione estiva di Palma de Mallorca, quando la lounge music era in un'epoca miracolosamente dorata. Sono le 17.30 di una giornata caldissima nonostante qualcuno continui a raccontarmi che a dicembre si dorme con le finestre chiuse e le lenzuola tirate su fino al mento per il tanto fresco.
Il Cavalcavia Bacula noto come Ponte della Ghisolfa a Milano
Pare (e solo forse a me) d'aver trovato la famosa linea di connessione con questo posto e va detto che la delusione è, sfortunatamente, enorme. Per chi è di Milano il Cavalcavia Bacula ( o ponte della Ghisolfa per i non giargiana) è un pezzo imprescindibile della città, che sia d'inverno con un leggero strato di neve a coprire la bruttura artistica del cemento anni 50 o che sia d'estate quando il caldo lo fa ribollire come una pentola di catrame, la Ghisolfa è sempre la Ghisolfa nel bene e nel male . Rappresenta tutto quanto di meno poetico ci si possa aspettare da una città: piazzato all'altezza del 3 piano delle case semi popolari che ne soffrono la polvere, riparo per i barboni  per le auto e per i motorini saccheggiati e abbandonati, rifugio per i camioncini dei mortadellari del sabato notte o per le pattuglie della polizia che si fermano per un caffè bollente o per mettere qualcosa sotto ai denti alla fine di un turno, lama spessa di coltello in un territorio grigio e spento, trova un respiro d'alberi e di colori solo all'incrocio con le direttrici provenienti dal centro...per il resto è l'esempio di un provvedimento urbanistico che non ha mai tenuto conto degli occhi di chi lo guarda tutti i giorni.
In quel miglio di acciaio e di crescita industriale ho riconosciuto il miracolo di Playa del Carmen. Nel 2003, quando lavoravo qui, Playa era divisa dalla giungla (quella con gli alberi) da una striscia d'asfalto che spingeva le auto e i rimorchi da Cancun fino al confine di stato con il Belize: mi pareva una strada eroica, come la route 66 o l'autostrada Messina-Palermo: vedevo camion lunghi sparati nella notte con le file di fari a bucare il velo del buio assoluto con destinazioni strane, punti su una mappa; erano delle specie di navi che andavano avanti e indietro in un territorio che ancora aveva qualcosa di inesplorato ai miei occhi. In quella strada vedevo l'essenza di un paese in crescita fatto di gente tranquilla, operosa, bizzarra e affascinante. Oggi anche Playa ha la sua Ghisolfa personale: altra striscia d'asfalto semi-liquefatto dal calore che sfila tra i quartieri nati dallo sviluppo debordante e straordinario che la Riviera dice di vendere come oggetto di studi alle università americane e di mezzo pianeta. La bruttezza di quest'opera è rara come rara è la bruttezza dei nuovi agglomerati dormitorio che ospitano a poco prezzo decine di operose (?) famiglie desiderose di afferrare un pezzetto di miracolo economico del terzo millennio. C'è tutta la nuova Playa ad ovest della Ghisolfa mexicana: baracche, scatole di cemento con dentro buttata un bel po' di gente che va avanti senza farsi troppe domande e soprattutto senza trovare (credo) la minima risposta. Poi ci sono i quartieri nuovi: altrettante scatole di cemento prefabbricato prodotte con la tipica cura e attenzione al dettaglio locale ma impiallacciate da buona pubblicità con protagonisti non maya e facce da popolo vincente del terzo mondo...qui vivono quelli con il peso buono, quelli con l'affitto da 6000 pezzi al mese, tv a 32 pollici comprata al Walmart, Nissan Micra nuova e polo finta Ralph Lauren.
Il miracolo è finito e il ponte è rimasto, esattamente come a Milano dove la promessa degli anni d'oro si è spenta nella nuova fiammante recessione (leggi collasso logico di un'economia gestita da burocrati), anche qui l'infinita macchina del turismo pare inceppata su sè stessa, piena ormai di ricordi di un mito degli anni '90 fatto di birra con la fettina di lime e sombreros a rigurgito infilati nelle cappelliere dell'aereo per la via di casa. Non si raccapezza più, però, tra americani squattrinati e italiani dalle mille promesse e dalla solita (noiosa) lingua velocissima; non ne è rimasto molto di pane da mettere sotto ai denti qui, sono arrivate le solite catene americane che si sono lavate la bocca con i posti di lavoro ( come il responsabile delle presunte perdite ) offerti a chi con il turismo non è capace di interagire e si trova ai margini, lavora per chi lavora in quella catena che porta come una scala verso la parte meno abbiente e più cenciosa della popolazione. Alcuni, imperterriti, continuano ad aprire il ristorantino italiano che fa la pasta (buona sembra) da portar via e mi raccontano come con 20.000 pesos si vada avanti alla grande anche con un figlio all'asilo (evitando le occhiate trasversali ai raggi laser della moglie che forse preferiva centocelle rispetto all'incrocio con la trentesima diagonale) e che i valori sono altri: adesso ci si gode la sdraio in riva al mare la domenica pomeriggio e la birretta fresca....peccato poi che quando io faccia presente che l'assicurazione casco dell'auto costa come metà del suo stipendio, venga fulminato come se avessi pronunciato il nome di Hitler ad una rimpatriata di reduci da un campo di lavoro nazista...." e quella qui non ce l'ha nessuno"..." sì, ma tu hai visto come guidano? Io senza una casco non uscirei nemmeno con un Panzer".... Qualcuno si troverà ancora ad aver preso il pacco per un ristorante sulla 5a con 3.000 dollari d'affitto e il pizzo (non quantificabile) da pagare alla mafia del narcotraffico  che attraverso quei ristoranti ricicla valanghe di denaro sporco. Ognuno fa il suo piccolo gioco andando avanti incurante di cosa succede nella fotografia di gruppo, quasi un Berlusconi che mette le corna con un largo sorriso al malcapitato di turno. Mi dicono che questo  non è Mexico e, personalmente, ci credo e ringrazio per questo; non potrei mai raccapezzarmi su come altri 100 milioni di persone possano vivere con la stessa espressione di asteroide lanciato nello spazio senza meta che leggo nelle facce della gente. Se ci fate caso, se guardate da vicino, i volti assomigliano spettralmente alle facce che puoi vedere dietro ai finestrini, specchiate nel tramonto milanese, sul ponte della Ghisolfa all'ora di punta, solo più sudate e più alticce di Cerveza Sol in bottiglia da litro e mezzo...aprovechala ya!! 

venerdì 15 novembre 2013

Musica ad Alto Volume

...dalle mie parti era abbastanza normale sentire risuonare dentro casa la voce dell'eterno "arrotino" che, in ovvia dimostrazione di virilità italica chiamava a sè le Donne per affilare i coltelli con cui preparare succulente bistecche che gli incravattati maritini trovavano al rientro dalle fatiche quotidiane. Era una voce nota, normale, un po' come quella dell'impagliatore di sedie e dell'ombrellaio; anche a Milano non ricordo giorno che non si potesse sentire il richiamo del paladino dei coltelli e degli ombrelli. Da qualche anno però queste figure sono misteriosamente quasi scomparse, forse per l'avvento dei centri commerciali che offrono coltelli nuovi ad un prezzo più basso di quello dell'affilatura, forse perchè la finanza ha fatto strage di questi micro-imprenditori che magari non sempre avevano il registratore di cassa perfettamente in ordine. Fatto sta che sia in città sia in campagna sono in calo gli esercizi che pubblicizzano la propria attività con il megafono piazzato sul tetto della macchina.
Qui invece.......qui invece sembra che il rombare degli altoparlanti sia meglio di 10 minuti di spot sulla televisione nazionale: da Tio Rico (che è il monte di pietà dove si impegnano gli oggetti) che mi rassicura che la crisi non esiste e basta che gli porti tutti i miei averi tecnologici per andarmene con valanghe di contante, alla società del gas che rifornisce di bombole gli appartamenti come il nostro (la rete qui non esiste), passando per il venditore di frutta, di brioches, di verdura etc che su un pirotecnico tricliclo strombazzano e urlano (c'è anche chi suona un piffero di quelli che si compravano per il corso di musica a scuola) pubblicizzando le loro merci in uno sforzo ciclistico moseriano a cui abbinare l'istinto innato di venditore. La pubblicità (reclame si chiamava) a mezzo altoparlante non conosce confini nella terra dove la musica  è sparata anche nei negozi a volumi da assordamento e, nonostante per me sia una fastidiosissima invasione della mia privacy sonora), pare che venda davvero molto. Il lato buono? Nei negozi di vestiti non potrete essere interpellati su quanto sia bello l'ovviamente orrendo vestitino a fiorellini che la vostra fidanzata/moglie/amante/amica/zia vi farà penzolare sotto il naso: non si sente una beneamata mazza a causa del volume da rave party.
In tutto questo da qualche giorno ho scoperto un aspetto che avevo calcolato di chi questa attività la svolge come lavoro....la pausa pranzo; da noi di norma in pausa pranzo si spegnerebbe l'auto, la si chiuderebbe e ci si recherebbe nel solito bar/Mac/pizzeria etc. Qui no, qui si scende dall'auto lasciandola accesa e con l'altoparlante a manetta e ci si reca al supermercato a far conversazione e mangiare il solito tacos ripieno di un'incredibile quantità di cose....così, se per caso ti capita d'abitare sopra al supermarket, saprai che tutta la Riviera Maya e tutta Playa del Carmen devono stare attenti al grandissimo concerto del signor tizio caio sempronio.....20 minuti ogni giorno da 4 giorni all'una della mattina con le finestre aperte. Al concerto ci andrò solo per tirare un sasso al cantante.

ps
anche le moto (anche quelle raffreddate ad aria) vengono lasciate accese durante le soste......come non si fondano è fonte di inenarrabile stupore ancor oggi. 

giovedì 31 ottobre 2013

Mexico e Cinema, la Faccia Buffa dell'America.

Ieri sera, per mantenere una tradizione italiana, abbiamo deciso di andare a vedere l'ennesimo capitolo della saga del Signor Riddik, il buon Vin D. che dopo chilometri di pellicole d'auto, salti mortali al contrario da un cofano all'altro, si ritrasforma nell'eroe buono/cattivo spaziale con il dono di vedere al buio (oltre ai soliti 400 kili di muscoli e l'intraprendenza del miglior Rambo d'annata). In Mexico (meglio, nel mio Mexico, quindi a Playa del Carmen) ci sono due alternative per godersi una pellicola: Cinemex che è all'interno del centro commerciale Soryana e Cinepolis che è dentro all'altro centro commerciale, il Des Americas. Niente di diverso dai cinema nostrani, i soliti 4 film che fanno botteghino (con l'esclusione che qui Dragonball è in cartellone da 2 mesi....), popocorn con burro fuso e coca cola alla faccia della pubblicità sull'obesità infantile, biglietti comprabili online, aria condizionata da circolo polare artico e qualche sporadico cretino che risponde al telefono durante la proiezione. I lati positivi si riscontrano nell'assoluta mancanza di pubblicità e preview (il film inizia alle 2030 come scritto sul ticket, non alle 22 per la proiezione di 50 minuti di pubblicità idiote), nella quasi assoluta mancanza di code alle casse  e dal fatto che tutte le pellicole prodotte negli USA vengono proiettate sia in lingua originale con i sottotitoli, sia in versione doppiata (malamente). La cosa che mi ha lasciato abbastanza basito è che il cinema è pieno zeppo di bambini dai 5 anni a scendere; il film di ieri era chiaramente una di quelle pellicole ad alta violenza...gente sudata che mena le mani manco fosse un mugnaio del mulino bianco, pallottole e sangue da tutte le parti e il solito linguaggio da Sergente Hartman. Eppure in sala ci saranno stati almeno 10 bambini sotto i 5 anni, un paio di 2, forse 3 e un neonato con una di quelle culle da portare sottobraccio. Mi chiedo e mi domando: hai le pigne in testa tu mamma che porti tuo figlio di 5 anni alle 1030 della sera a vedere un tizio rasato che picchia decine di persone su un pianeta invaso da creature a metà tra Alien e Predator? O sei per il metodo "duro e puro da subito" e pensi che un neonato debba vedere quanto è dura la vita su marte dopo la colonizzazione? Oppure pensi che tanto tua figlia di 0.8 anni dormirà tranquilla con urla e squartamenti sparati a 100dbl? Ecco, questa domanda me la sono proprio fatta anche se credo che non ci sia risposta. Sarebbe un po' come chiedersi perchè un geniaccio abbia risposto al telefono nel mezzo della proiezione iniziando una conversazione (nemmeno sottovoce) della durata di circa un minuto.....anche lui ha le pigne nel cervello? Ah, indecifrabile Playa del Carmen.  

venerdì 18 ottobre 2013

FM3, Atto Finale

Esattamente come pensavo...a quasi 3 mesi dal nostro arrivo in terra mexicana mi rendo conto che l'FM3 funziona come credevo. In breve ecco cosa succede: si entra con permesso di soggiorno di 6 mesi (va richiesto perchè non sempre è automatico per l'impiegato dell'immigrazione), si cerca lavoro e, facilmente, si trova. Se si ha l'opportunità (come il sottoscritto) di lavorare per un hotel di discrete dimensioni (circa 100 camere) o per un'azienda che non sia il gelataio sotto casa, allora avrete la fortuna di sentirvi proporre di fare il permesso al volo e di iniziare a lavorare (dico questo con particolare riferimento perchè negli hotel difficilmente entrano a fare controlli approfonditi del personale ) nell'attesa che le scartoffie siano pronte. Una volta effettuata la richiesta da parte del datore di lavoro bisogna recarsi all'estero (un qualsiasi estero, non necessariamente l'Italia); qui scegliete voi il posto a seconda di dove vi troviate (se siete a playa è ovvio che il Belize è il posto più vicino) e vi presenterete all'ambasciata mexicana richiedendo di entrare in Mexico come lavoratore...il consolato avrà ricevuto i documenti di richiesta e, una volta rimessi insieme i due pezzi, si rientra in territorio Mex e ci si reca all'immigrazione...il resto delle pratiche è solo un po' di burocrazia locale (auguri!).
Se invece, come purtroppo molti fanno, andate a lavorare per i bar, i pub e i ristoranti o per i piccoli negozi o qualsivoglia altra azienda piccola, avrete la sfiga di sentirvi chiedere se l'FM3 lo avete o meno, nel caso fortuito in cui l'abbiate (e non mi spiegherei come non avendo un lavoro e non essendo
pensionati) sarete a posto, in caso contrario è praticamente un delirio farlo e potrete al massimo essere assunti come immigrati irregolari.......come i tanto famosi jamperos mexicani o i meno ancora fortunati che arrivano a Lampedusa ogni giorno. Da qui avete la possibilità di farvi beccare dall'immigrazione e di farvi sbattere fuori dal Mexico senza poter rientrare per un bel pezzo. Sappiate che da queste parti però chiudono gli occhi su molte cose ma sono molto più ligi al concetto di immigrazione clandestina e trovarsi sotto le mani degli sbirri non lo consiglio proprio.
Ironia della sorte per gli italiani che storcono la bocca al pensiero delle proprie villette assediate dai figli di Allah trovarsi a far la fila con gli immigrati, passaporto alla mano e pila di documenti nella cartellina di plastica.... la vita non smette mai di stupire eh?!

mercoledì 2 ottobre 2013

Italia da Brivido.

C'è sempre un po' di magia nel leggere quello che succede in un paese lontano, ha un che di esotico e di misterioso a prescindere dal posto in sè. Ieri sera, attirati un po' dalle blande notizie che girano in FB e che, ovviamente, sono semplici titoli gridati ai quattro venti giusto a vantaggio dei creduloni, abbiamo usato la fantasmagorica tecnologia di IOS5 e del Replay Rai2 per vederci un telegiornale dopo quasi 3 mesi di soli notiziari mexicani. Incredibile sentire la solita sigletta che da 20 anni,  alle 2030, si apre una breccia nelle cucine e nella sale da pranzo italiane: devo dire che mi sono bastate quelle 5 note per sentire una sottocutanea forma di nostalgia per casa mia. Però passato il primo brividino è stato tragico tuffarsi  nelle notizie che, anche a distanza, acuiscono il disagio di vivere in posto che non è più quello che si considerava un bel paese: trucchetti da salotto, piccoli inganni e voltafaccia da quattro soldi la fanno ancora da padrone degli italiani e dei loro destini. Se c'è un momento in cui non vorrei mai tornare indietro da questo posto, ecco è questo; se c'è un momento in cui sembra aver senso vivere in un paese del terzo mondo è proprio questo. La sensazione, anche a distanza, è che tutto possa andare a farsi friggere da un momento all'altro e che le reti di protezione, sempre che qualcuno non se le sia fottute prima, potrebbero non attutire assolutamente la caduta. Tralasciando la figura da circo dei burattini teleguidati dall'ignoranza che stiamo facendo con il l'Europa e con il mondo, è buffo pensare e guardarsi dentro scoprendo la paura di (magari,un giorno, mai? boh) dover tornare in paese dove tutto è in mano a delle macchiette da avanspettacolo degli anni che furono, mi spaventa non poco l'idea che un Berlusconi, o un letta o chi per esso (i nomi grazie alla mia poco funzionale memoria li ho scordati da un pezzo) possano in un momento di particolare euforia mediatica, possano dicevo, far cadere l'ennesimo governo di carta-pesta che ha, fondamentalmente, il compito di non farci apparire come un paese del terzo mondo quali in realtà già siamo....diciamo che la missione è non apparire come un paese tipo...il Mexico; quindi ci copriamo di oggettini firmati e di avanguardie cinematografiche e di stile per non dover soccombere sotto il peso dell'incapacità di cambiare una situazione che riguarda tutti (politici esclusi): dal primo all'ultimo dei cittadini comunitari o extracomunitari che siano (e so ora cosa vuol dire essere extracomunitario come i nostri nonni emigrati in America con la valigia carica di stracci). In tutto questo la cosa più buffa è che i paesi da cui cerchiamo di prendere le distanze per pruriginosa superiorità dichiarata, loro, sono da un pezzo avanti a noi. Una volta si diceva che la Spagna era indietro di 40 anni; quando abbiamo finito di dirlo la penisola iberica ci aveva già mangiato in testa con il turismo di massa facendoci genuflettere nella posizione tanto cara al clero che ospitiamo. Ma c'è l'Italia di Giorgio Armani, di Gabrile Muccino, di Enrico Brizzi, dei grandi poeti (tutti passati), dei De Sica (padre), del rinascimento etc. etc. Sì, verissimo, sacrosanto, però mi faccio una domanda: e se l'ottavo Re di Roma (come titolava di Armani un quotidiano qualche mese addietro, alla presentazione della sua superfesta a Roma appunto) lavorasse nel DF? Con l'iva all'undici per cento? In un paese che conta più ricchi di quanti se ne conteranno in Italia tra 10 anni e con una popolazione la cui età media è la metà di quella del più giovane professore di ruolo di una qualsiasi scuola italica? Ecco, giusto questa domanda mi faccio mentre Ottobre chiude il suo secondo giorno di vita (30 gradi e un sole da spaccare le pietre). La risposta me la do quasi da solo, come, penso, tutti gli italiani del resto.  

martedì 24 settembre 2013

Il Grande Trucco Italiano.

Sono un paio di giorni, dopo aver acquistato il temutissimo sughetto al finto pesto genovese (ancora da provare....quando al centro medico compreranno l'ambulanza con unità di rianimazione), che guardo con sospetto le marche italiane o pseudo-italiane nei supermercati. Mi sono accorto che nelle grandi distribuzioni i prodotti di origine iberica o italica sono tutti decisamente prossimi alla scadenza riportata sulle confezioni; di alcuni di questi prodotti poi non si ha traccia della data essendo coperta con una splendida e appiccicosa etichetta che spiega da quale paesino sperduto d'Europa arrivi il prodotto, come fare a cucinarlo (tipo estrailo dal vasetto, no non lo produce Al Capone e, no, non l'hai visto ne "The Sopranos"), come sia impossibile sapere quali magici ingredienti usino per dare al pesto il color verde fluo modello notti al Pacha di Ibiza. Scartati a priori i vasetti coperti da suddetta etichettatura, mi sono concentrato su quelli di cui si vede la data e mi sono fatto una domanda: stai a vedere che questi prodotti sono quelli che arrivano dall'Auchan di Baranzate di Bollate o dalle mitiche Corti Venete di S.M.B.A.? Mi spiego meglio: se in Italia, guardando l'etichetta di un sugo, si è a circa 20 gg dalla data di deperimento , sono più che sicuro che la ottima casalinga media riporrà con sfiducia il barattolo al suo posto con aria schifata e l'intenzione di far la spesa in quel super con i prezzi tanto bassi e con il salumiere tanto simpatico che lascia anche un 50 grammi di crudo di parma in più...

Qui invece, nel centro sperimentale di Playa Del Carmen, a 11.000km dai rigorosi (ahahaha) controlli dei soldatini in grigio e giallo, prendere un sugo a 10 gg dalla scadenza naturale (sapendo che il prodotto ha mediamente 2 anni di vita sotto vetro) è assolutamente ovvio e, anzi, consigliato per poter assistere agli effetti a lungo termine dei conservanti italiani andati a ramengo per il caldo e per il tempo.
La morale della mia domanda è sempre la stessa: le aziende italiane rivendono qui i resi dei super tricolori? Pare che il sospetto ci sia e sia qualcosa più d'un sospetto. 
In certi angoli di mondo la data di scadenza forse non impressiona più di tanto, esattamente come succedeva con l'insalata di un noto ristorante italiano di mia conoscenza; pare che anche da queste parti non ci si faccia poi un grande scrupolo per le direttive CEE sulla conservazione dei prodotti...ma diamine, chi se ne frega? Siamo in Mexico e solo i fessi e i turisti comprano i vasetti di pesto radio-attivo.

martedì 10 settembre 2013

La Fine dell'Estate.

La fine dell'estate qui arriva con  giorni di temporali e piccole tormente tropicali, di quelle che fanno diventare la strada sterrata che scende a lato di casa, un impetuoso torrente che porta terra, le pozzanghere come smisurati laghi scuri attraversati dalle ruote dei taxi bianchi, il cielo una lastra trasparente di ghisa grigia che, a volte, si fa sfuggire il sole del tardo pomeriggio. Ci sono palme che ondeggiano verdi svettando sui cortili interni e sui negozi con le scritte fatte a mano direttamente sui muri, opere uniche degli artisti del marketing locale; c'è l'ammasso tortuoso dei cavi tv aggrappati con occhielli di ferro portanti a quelli della luce, una giungla fitta ed intricata probabilmente esente da
qualsiasi logica e da qualsiasi forma di vero progetto urbanistico: la teoria del chaos regna sovrana infastidendo, a tratti, la bilanciata mente europea e nord-americana. La gente cammina distratta per la strada, su e giù dai marciapiedi sbrecciati e un po' sconnessi, dentro e fuori dai negozi di abiti che espongono casse di dimensione esagerate da cui fuoriescono fiumi di fastidiose musichette in stile salsa merenghe; banche che vendono motociclette, negozi di pc che non hanno pc ma solo porta cellulari e centinaia di case di pegno dove si trovano gli oggetti di seconda mano che qualcuno non ha più la facoltà di pagare. I turisti sono diventati più radi e la 5a Avenida è un filo più sonnacchiosa nel suo eterno vociare di venditori di souvenirs dozzinali e prodotti di alta classe (presunta e mai comprovabile)...il ritmo di tutto è differente e ancor più lento del normale.
La fitta prigione di sbarre d'acqua cinge d'assedio anche l'assolato Mexico verso la fine dell'estate. 

mercoledì 4 settembre 2013

Due Vite.

Pubblico questo post soprattutto per le persone che mi stanno scrivendo in questi giorni chiedendomi informazioni più o meno dirette su come sia qui e cosa aspettarsi.
Premessa:
ero già stato a Playa da assistente per Viaggi del Ventaglio nel 2003 con il compito di accompagnare i tour a spasso per lo Yucatan più qualche deviazione in Chiapas e in Guatemala.  Sapevo che le cose in dieci anni erano cambiate più o meno profondamente, come sapevo che la visuale da un hotel 5 stelle a Merida è molto diversa che dal terrazzo di un appartamento all'europea in Calle 6 con Av 70 a Playa. Sapevo anche che un conto è trovarsi la divisa lavata e stirata alle 8 di mattina e un conto è sgambettare in sella alla bici con il carico della lavanderia verso la lavadora che probabilmente si fregherà qualche polo (a meno che non compiliate una lista specifica da sottoporle facendole capire che non siete un coglione americano). Insomma sapevo di aver fatto la bella vita durante la mia permanenza precedente qui.
Valutazioni oggettive sul costo della vita:
La cosa difficile qui è capire se volte vivere davvero come un mexicano o se preferite fare l'europeo appartato; nel primo caso spenderete molto poco nella vita...la vostra casa con affitto mensile verrà circa sui 3000 pesos (170€), l'arredamento in legno grezzo lo si compra per strada e non costa più di altri 2500/3000 pesos (dipende da quante sedie e quanti letti compriate), ovviamente una lavatrice molto economica: circa 1500 pesos (sono dei bidoni in cui si infila una canna dell'acqua per caricare, si accende e i vostri panni gireranno su sè stessi finchè vorrete...sconsiglio l'asciugatrice che disintegra le fibre dei tessuti non essendo tecnologicamente avanzata), una tv che da queste parti è popolare forse meno del formaggio fuso vi costa circa 4000 pesos (schermo piatto 32 pollici + cable, cioè il satellite, altri 500 pesos circa),  a questo punto vi restano da comprare un paio di bici (130USD con contrattazione modello cairota), le lenzuola di acrilico (150 pesos _550 di cotone ma sono rarissime_) un materasso (1500 pesos ovviamente nemmeno lontanamente ortopedico o altro), e tutte le solite cianfrusaglie da cucina (pentole con il fondo non anti-aderente, coltelli che non tagliano o che tagliano male, bicchieri con fiori stampati a caldo che si staccano grattando con l'unghia) etc. che costeranno altri 300 USD al massimo in qualcuno di quei negozi rumorosissimi che potete vedere in ogni angolo di strada. 
Questo se volete fare i messicani veri (80% del totale forse).
Se volete fare gli europei preparate il portafogli:
affitto casa 550€ a 3 km dalla spiaggia ammobiliata quasi in stile europeo, tv, doccia con bagno, aria condizionata, cucina con mobili normali (niente cemento armato con appoggiato il fornello elettrico da campeggio) e bombola del gas, microonde, frigorifero normale con congelatore, ventilatori a soffitto, qualche soprammobile tipo ikea, acqua e gas inclusi...cable (internet e tv) sui 400 pesos e luce ancora da quantificare...ma secondo me saremo sui 1000 pesos mensili. Naturalmente le cose che qui in casa ho trovato già presenti e che hanno una qualità media, forse medio alta, se doveste andarle a comprare costerebbero davvero molto più che da noi.... Bici bella (mountain bike da circa 300€ da sportler) 700€...vestiti di marca...lasciamo perdere, non ci sono e, quelli che ci sono, costano più che a casa.
La differenza è sostanziale...il messicano vive con la porta aperta, la tv accesa, l'amaca stesa e non ho ancora capito dove metta la sua roba (vestiti, masserizie e altro)...l'europeo ha un armadio dove ripiega la biancheria e un cassetto per le sue cose personali...
Non voglio essere razzista o far sembrare  gli europei come i soliti colonizzatori  che vivono sulla schiena degli altri (l'abbiamo già fatto dal 1492 questo) ma la differenza nello stile di vita è assolutamente sostanziale. Personalmente non sono pronto per vivere in questa maniera: mi piacciono le cose belle e mi sono sempre piaciute....stare ammonticchiato in una casa che sembra una scatola di scarpe di cemento e affacciarmi tutte le mattine sul marciapiede sudicio non è mai stato il mio scopo nella vita. ( pubblico foto dal mio balcone giusto per i più scettici o per chi possa pensare che io sia una specie di fighetta in vacanza che si allarma alla vista del primo scarafaggio ).
Anche lo stile alimentare è profondamente diverso tra chi guadagna bene e chi va la vita da mexicano: già il fatto di recarsi al centro commerciale a fare la spesa è uno scalino che potete salire se il vostro conto in banca ha più di 1000 pesos di saldo (che non è normale per tutti come potreste credere).
Se spendete una media di 1000/1500 pesos per alimentarvi vuol dire che la mattina vi svegliate con succo di frutta di buona marca, marmellata non troppo chimica, cheerios e latte e, di sicuro a pranzo, non vi mancano verdura, ortaggi, frutta carne o pollo. Se vivete una realtà più vicina a quella locale è facile che a colazione beviate il succo chimico che la coca cola produce sotto mentite spoglie (7 pesos al litro contro i 30 di quello buono)...a pranzo tacos, tortillas, riso, fagioli e tutto il corredo che, provato una volta a casa vi piace di sicuro, ingoiato tutti i giorni per una anno potrebbe portarvi ad uno sconsiderato aumento di peso, ad un alito terrificante e ad altri problemi...ma il vostro portafogli sarà di sicuro contentissimo, perchè questo cibo ha dei costi ridicoli come tutto il trash food proveniente da ogni parte del pianeta (la pepsi da 600ml costa 7 pesos che sono circa 80 centesimi di euro!!). 
Morale: 
per vivere davvero con 500€ al mese tutto incluso come si può pensare da casa bisogna avere la pelle dura oppure esserci nati con la pelle dura; rinunciare alle comodità della vita europea non è affatto facile, soprattutto quando non vi spiegherete il perchè doverlo fare visto che a casa vostra quello che qui è optional è ovviamente quasi di serie (assistenza sanitaria per fare un esempio a caso).
Opsss, ho dilagato e sconfinato in quello che non avevo nemmeno voglia di scrivere e probabilmente voi non avevate voglia di leggere...bene, chiudete la pagina e accendete la tv, di meglio, certamente, troverete.

domenica 25 agosto 2013

Ittiolo, il Grande Sconosciuto.

L'altro giorno, durante una delle solite camminate in spiaggia del tardo pomeriggio quando il caldo si stempera, mi sono punto 
con un riccio marino il cui aculeo era finito nella sabbia; dolore, tanto, lungo, immediato - ah, ovviamente nel piede "giusto", quello della gamba rotta - ma poi, come nulla fosse, passato il bruciore ho camminato per un altro paio di chilometri senza problemi. Questa mattina invece il piede era un po' gonfio e nel pomeriggio un po' di più...mi sono armato di pazienza e con formula chimica, denominazione del principio attivo ed eventuali traduzioni, ho iniziato a girare da una farmacia all'altra.
Cose scoperte ma quasi date per scontate:
- il personale delle farmacie vive a -12 gradi
- in farmacia si vendono patatine, birra, gomme da masticare e bibite gasate (fino a qualche anno addietro anche le sigarette che però sono state bandite per ovvi contrasti logici)
- i farmacisti e le farmaciste indossano il camice perchè è decisamente professionale
- il personale al banco non sa assolutamente una mazza di medicina o di farmaci
- il personale al banco non sa una mazza assoluta di chimica o principi attivi
- il personale al banco cerca su internet i rimedi da proporre ma sottolinea il fatto di non capire nulla di farmaci ( il che trapela già dalle facce quando fai una domanda che non sia: birra, coca cola, patatine, mal di testa, preservativi)
- l'ittiolo ha 36 traduzioni e circa 12 case farmaceutiche che lo producono ma qui non si sa proprio cosa sia
- in circa 20 anni di attività turistica NESSUNO si è mai punto con un riccio...e dico nessuno come sottolineano le banconiste di circa 11 farmacie ( S.Riccio da Scoglio fammi tu la grazia!)
Dopo questo suddetto battesimo del fuoco e dopo aver superato la fase "salto dietro al bancone ti do 4 testate e mi metto a fare il medico" ed essere passato per la tipica "questo è il Messico e non cambia perchè io ho bisogno dell'Ittiolo", sono finito nell'unico consultorio medico aperto alle 19 (24 ore su 24 diceva il cartello) con annessa farmacia. La farmacista si trastullava con Youtube e le puntate perse di una telenovela locale ma, con un grande sorriso, mi ha chiesto che farmaco avessi bisogno; ho iniziato così la spiegazione del riccio e delle sue punte fatte di calcare e di silicio che non vengono assorbite ma che necessitano della pomata magica nera che tutto l'universo conosce e usa. Nel frattempo mi si avvicina un personaggio grassoccio: braghe corte, camicia bianca aperta a petto, ciabatta da mare e occhialini a mezza-luna. Ascolta imperturbabile la mia spiegazione e quando la farmacista, tra un biascico di cicca e l'altro, mi dice che boh, non sa, lui salta su e si dichiara essere il medico del consultorio lì a fianco. Dopo il pagamento della folle cifra di 30 Pesos ( circa 2,5 € ) accedo alla cella frigorifera del medico che inizia a spiegarmi perchè l'Ittiolo non sia in vendita ( pare sia vietato dalla legge ) ...intanto mi ravana la piccola cicatrice con un ago prelevato da una pic-indolor chiusa e con un batuffolo di cotone sterilizzato in un portacenere pieno di disinfettante (l'odore era quello ma poteva trattarsi anche di sapone per cessi). Dopo 10 minuti di ravanamenti e di torsioni del piede (con relativo dolore) alla luce della pila militare led estratta dalla tasca, mi rassicura dicendo che non c'è dentro nulla e che però potrei avere una piccola infezione dovuta la veleno degli aculei. Mi schiaffa in mano una ricetta con ciclo di antibiotici e cortico testo steroidi da usare insieme...esco ringraziando, vado nella farmacia, acquisto (acquisto pure un carica batterie per cellu usb che è in bella esposizione sotto le pastiglie per il mal di testa), salto sulla bici e torno a casa. Questa mattina mi sveglio e sotto al piede che cos'ho? Una striscia blu del colore delle pastiglie antibiotiche per uso orale..........domani scatta la caccia allo stregone haitiano e tra 4 giorni mi faccio tagliare il piede....
Prima con il piccolo punto del riccio in alto a dx..
..e dopo, da notarsi la tonalità in tinta con il tatuaggio.

giovedì 15 agosto 2013

Il Paradigma Chedraui.

Chedraui
Che siate in Mexico per una breve vacanza o che ci viviate, non potrete certo astenervi dal passare davanti ad un Chedraui: è una delle varie catene di centri commerciali ( o la cosa che più somiglia ad un centro commerciale ) al cui interno trovate un grosso supermercato e una discreta costellazione di negozi in stile nord-americano. Superato il banco borse, dove potrete lasciare zaini, tracolle, borsette e altri contenitori che possono nascondere mercanzia, appena dopo il cartello che evidenzia quali posti di lavoro vengono offerti (di sicura attrattiva il controllore delle perdite!), verrete catapultati in pieno Paradigma Chedraui. Il principio è in realtà molto semplice, tanto quanto la sua enunciazione: se in Italia siete dei discreti cuochi -diciamo che avete passato il livello pasta al pomodoro e insalata da sacchetto Ipercoop- vi sarete di certo lanciati nella preparazione di cenette, possibilmente romantiche e con il possibile intento di impressionare la parte femminile, dal sapore mexicano; di sicuro avrete evitato le classiche tortillas con sopra le sottilette fuse, e di sicuro avrete evitato i tacos in busta con versato sopra un kilo di ketchup. Avrete allora notato quanto sia difficile e laborioso cercare ingredienti esteri nei supermercati italiani...ecco il paradigma che si sviluppa quando siete qui: la ricerca del prodotto italiano che non sia il lambrusco in scatola con il tappo di ferro. Ci sono reparti interi di schifezze in busta con la garanzia che almeno un membro degli inscatolatori sia italiano; oggi mi si è parato davanti il classico vasetto di pesto alla genovese Barilla. In Italia l'avrei evitato come la criptonite ma qui, dall'altra parte del globo, mi è parso come il miglior prodotto made in Italy che potesse esistere, pazienza se all'interno navigavano delle strane bolle d'aria e il colore dava più sul verde fluorescente che non sul verde pesto. A fianco delle suddetta prelibatezza c'era una bellissima confezione di pesto "XYZBOH" che vantava di essere fatto con vero basilico italiano...il resto, molto probabilmente, era slovacco e l'inscatolatore era di certo peruviano. Ci sono marche di aziende che non hanno neppure l'odore di italia e che vi vengono affibbiati per cifre astronomiche...e se mai avete aperto una confezione di tonno in scatola locale per fare il confronto, sapete di cosa sto parlando. Battute a parte ho notato che quando si è in Italia si ricerca molto spesso il sapore esotico, l'ingrediente che arriva da oltre oceano ma, quando si arriva effettivamente sull'altra costa del mondo, si inizia a scavare alla ricerca di quella briciola di sapore e di odore conosciuto, basta del semplice olio di oliva, una pasta con un sugo decente, e poi pazienza se in tavola mettete tortillas di mais al posto del pane. Il segreto per battere il paradigma Chedraui forse è proprio questo, mescolare, mixare, impastare sapori e tradizioni locali e non per sentire anche questo angolo di mondo, come il ristorante sotto casa.
Ps. Doveste mandare il CV per il posto di responsabile delle perdite sbrigatevi! Il posto è molto ambito.  

mercoledì 14 agosto 2013

Tulum, Lounge e Comunisti: un Mexico che non Capisco.

L'altro giorno abbiamo preso una macchina a nolo per poter distribuire meglio i CV negli hotel fuori Playa e per poter visitare un po' di dintorni. A meno di 100 km da Playa si trova Tulum, ci porta la Carretera Federal, una striscia di asfalto e cemento lunga 400 km che parte da Cancun e taglia, come una lama affilata e dritta, tutta la costa fino al confine con il Belize. Durante il mio periodo di permanenza qui con i Viaggi del Ventaglio avevo visitato e rivisitato più e più volte le famose rovine che si affacciano sul mare, una delle attrazioni turistiche più viste della zona. Abbiamo perciò evitato la zona archeologica, ormai un tafferuglio di ristoranti e posteggi a pagamento obbligati, e dalla Federale, svoltando a destra, (c'è un solo incrocio, impossibile sbagliare)  abbiamo proseguito in direzione costiera pensando di trovare un angolo tranquillo e meno frequentato.  Ci siamo così infilati in un tunnel di palme e basse palizzate di legno a dividerci da una invitante spiaggia di dune bianche; facendo qualche kilometro salta all'occhio la pazzesca quantità di piccoli lounge hotel, lounge bar, lounge spiagge e lounge people che si estende praticamente all'infinito. I lounge people sono del tipo comunista con il capello lungo, la barba incolta, i braccialetti colorati anche alle caviglie, Iphone 5 e...naturalmente l'Harley da 20.000 USD a fianco della reception...
La massiva delusione è venuta, oltre che da qualche cartello che invitava  a sfruttare la grande promozione di una notte a "soli" 95USD colazione esclusa per una capanna, anche dal fatto che la splendida e invitante spiaggia è stata completamente lottizzata dalle docili e amichevoli recinzioni che non permettono assolutamente un accesso al pubblico della linea costiera ( a meno che non volgiate spendere 5 USD per un caffè in terrazza lounge). L'impressione generale è stata che tutte le persone che abitano e frequentano quest'angolo di costa siano una specie di comunità hippie passive-aggressive con un bel portafogli ripieno e la stessa generosità di un Rockefeller. Era sicuramente una versione di Mexico come solo un occidentale (possibilmente europeo con il pallino del Buddha Bar) può immaginare, una sottospecie di  bizzarro nuovo eden con birra Corona, lezioni di lounge-yoga, insalate biologiche e fuoristrada Wrangler o pulmino Volkswagen ristrutturato con navigatore satellitare. Dopo 10 kilometri di Lounge-visione abbiamo girato l'auto e siamo tornati verso la Federale dove, ad attenderci, c'era il solito traffico di pulmini scassati e Ram tenuti insieme con il filo di ferro....mooolto meno lounge e molto, molto più Mexico.

mercoledì 7 agosto 2013

Macchine da Donne e Pontiac

L'altro giorno ho rivisto Giu, un amico italiano che si è trasferito qui da un paio d'anni. Ci siamo incontrati nella pacchiana 5A Avenida, meta mai sazia di italiani in vacanza e turisti di ogni genere in cerca  del refrigerio dei negozi ad aria condizionata. Ci siamo seduti in uno di questi bar finto-mexicani (di proprietà di un milanese ovviamente) e cia siamo raccontati un po' di novità e svelati i trucchetti per vivere meglio qui (questo, manco a dirlo, l'ha fatto lui e io ho ascoltato a padiglioni spalancati).
Mi ha così raccontato della sua scelta automobilistica appena giunto qui: la prima macchina acquistata era una bella Pontiac dal look aggressivo e americano targata DF (Città del Mexico ); era molto appariscente, nera lucida, motore V8 da quasi 4000 di cilindrata, interni neri e finestrini oscurati, che qui sono un must se non si vuole finire arrostiti dal sole o scottarsi dopo qualche ora di posteggio. La cosa più buffa è che proprio per quest'aria così austera e figa la polizia continuava a fermarlo pensando che, essendo del DF e avendo i vetri neri, fosse guidata da qualche malavitoso o anche da un narcos. Passava quindi buona parte della giornata guidando con i finestrini abbassati in maniera da non dover
essere fermato per perquise ogni 10 kilometri. La sfiga però ci ha visto meglio di lui e pochi mesi dopo l'azzardato acquisto ha mancato uno stop portandosi a casa un'altra auto nella fiancata. Risultato: vendita del prestante e figoso mezzo di trasporto e acquisto di una nuova quattro ruote. La scelta, per la legge degli eccessi, è ricaduta sul mezzo che ogni mamma americana guida: classico Chevy da 7 posti modello "posteggio da Wallmart e spesa al sabato". Il problema della polizia è finito dopo la vendita della Pontiac ma ora, quelle poche volte che viene stoppato per controlli, deve spiegare, non senza palesi risate di scherno della polizia, perchè un uomo guidi una macchina da mamma di famiglia....proverbiale Mexico, dove il machismo è uno stile di vita!

sabato 3 agosto 2013

Polizia Locale...quasi come in Italia.

Ore 18/1830, centro Playa del Carmen in prossimità della 5a Avenida; all'angolo di una strada c'è il solito piccolo venditore di pannocchie abbrustolite e acqua aromatizzata con il suo triciclo: una persona normalissima, un piccolo commerciante che sbarca come può il lunario come fanno in molti qui. Mi accorgo della scena solo quando un corpulento cliente butta per terra il bicchiere di acqua e fa l'atto di sferrare un pugno. Il venditore si allontana impaurito e viene inseguito e quasi raggiunto da un calcio dato tanto per dare; dal retro nel frattempo, nell'immobilità generale, si è fermata una camionetta della polizia locale da cui, silenzioso come un gatto, è sceso uno sbirro in tenuta antisommossa. In quattro passi, senza fare un fiato o dire niente, gli è addosso da dietro e lo agguanta con una chiave articolare al collo trascinandolo per quasi 10 metri fino al retro della camionetta...nel frattempo il panzone è quasi svenuto...arriva anche un secondo polizia e lo ammanetta velocissimo. Entrambe poi lo sollevano di peso da terra e lo sbattono nel retro della camionetta dove un terzo poliziotto gli punta addosso una mitraglietta d'ordinanza. La cosa buffa è stato il silenzio  con cui i poliziotti si sono mossi e la velocità con cui hanno agito bloccando una situazione che sicuramente, oltre ad essere poco gradevole, era potenzialmente pericolosa. 
Immagino la scena in Italia in un centro storico qualsiasi: 

Polizia: fermo, stia fermo, cosa fa? Cosa succede.
Avventore: cosa volete, non vi riguarda, sono cazzi miei, hey, giù le mani, vi denuncio, non sapete chi sono io.
Polizia: favorisca i documenti e le generalità.
Venditore: il signore mi ha aggredito.
Polizia: favorisca la licenza di vendita e un documento di identità per favore e ci segua in centrale...
Venditore: sì, ma io sono stato aggredito..è stato lui.
Avventore: la denuncio per diffamazione sa? ah, ma non finisce mica qui. Datemi i nomi anche voi che sono amico del sindaco e ve la faccio passare io la voglia di lavorare così con i cittadini che pagano le tasse..........
Non so voi, ma, nel dubbio, preferisco gli sbirri messicani con le camionette nere e le divise antisommossa....

mercoledì 31 luglio 2013

Telcel e il telefonino..ovvero "Call Home 2"

...in breve la guida 1.0 per l'acquisto della sim card. 
Ieri mi sono recato all'interno del centro commerciale Plazas Des Americas, meta di ogni turista sprovveduto e di ogni compatriota in crisi d'astinenza da vita mooolto occidentale; direzione negozio di cellulari e sim card. La Telcel rappresenta ad oggi la compagnia con la maggior e miglior copertura che possiate trovare; vi verrà proposta la sim ricaricabile formato classsico: è l'unica che possiate comprare senza permesso di soggiorno..ed è l'unica per cui non vi vengono richiesti dati personali di alcun tipo, solo 195 pesos quale costo di attivazione. Nel caso invece abbiate un FM3 potete accedere ai pacchetti simili agli abbonamenti italiani. Nel caso della ricaricabile presso ogni negozio OXXO o EXTRA o nei centri commerciali potete comprare le schedine di ricarica e parlare, parlare, parlare. Particolare
attenzione va prestata al fatto che la scheda è locale e non nazionale per cui, se per esempio la comprate a Playa e poi vi spostate a Cancun per telefonare, sarete già in roaming e con un costo aggiuntivo anche in ricezione...tutto questo si evita con un bel FM3 e un buon piano tariffario ad abbonamento con addebito in carta di credito. Nota positiva, per ogni schedina potete attivare un numero amico da chiamare sempre e comunque e senza alcun addebito. 

venerdì 26 luglio 2013

...tutto il resto è solo cielo mexicano...

Come qui non c'è posto al mondo dove la pelle vi arda dal calore, non c'è altrove dove il verde delle palme sia come un dito a toccare il cielo e il mare un cuscino azzurro tiepido. Se questo è o meno il vostro posto di certo non lo capirete al primo giorno, quando lo stress del viaggio e l'ansia di creare l'angolo di mondo in cui sedersi vi faranno quasi venire le lacrime agli angoli degli occhi, perciò tenete duro anche quando il sudore vi inonda la fronte in perle lucide e i vestiti vi si appiccicano addosso dall'umido e dal calore. Basta lasciar perdere, lasciar stare quella fretta inutile che vi tormenta la vita altrove; qui il ritmo è diverso e divertito: dal pagliaccio con la musica a manettone che promuove il formaggio a 20 pesos all'etto sul gradino del supermarket fino al gelo glaciale degli stupidissimi OXXO che ad ogni angolo di strada vi inondano di schifezze colorate prodotte negli usa e di acqua al sapore di fragola.

Il ritmo qui è nel centrifugato ai mille frutti che vi ghiaccia la gola con il suo cameriere che viene da Genova e che vi dice che potete fare quasi di tutto e che aprire un'impresa personale è semplice...qualche soldo e l'idea giusta; il suo accento ormai è locale ma la cadenza è quella strana del porto della città ligure, i suoi occhi sono azzurri slavati e non suda come voi turisti, il suo corpo ha capito il segreto...
L'approcio non è semplice in un paese così vasto, fatto di 1000 e 1000 occhi, di 1000 facce e di 1000 dialetti; questo è un piccolissimo angolo, uno spillo buttato nel blu intenso di questo cielo mexicano, profondo ed esteso come l'acqua cristallina del suo mare. Ormai la nostra barca è partita, il viaggio è iniziato e vedremo dove ci porterà e come ci arriveremo..si viaggia in due, non semplice ma molto, molto più intenso.

Prime notizie di carattere tecnico...

Bene, e finalmente siamo arrivati a terra. Il mio post sui ritardi è stato fatale: 12 ore di cui sei passate dentro un hotel carino vicino a Malpensa; se state pianificando una fuga veloce qui, allora escludete la Blu Panorama perchè incorrereste in una situazione davvero penosa. Ad ogni modo, questo non è un blog di unione consumatori o di diritti del passeggero, quindi la vostra scelta produrrà anche le vostre conseguenze come ci è successo. Alla migracion (prima della dogana bagagli) ci hanno concesso il visa a 180 giorni semplicemente chiedendolo e specificando che il nostro altro non era se non un viaggio che iniziava proprio da Playa e, metaforicamente parlando, così è. Ai bagagli la mia solita perquisa (ho schiacciato il pulsante e ovviamente, come nelle ultime 4 volte, è uscito rosso) e poi siamo stati abbracciati da caldo torrido e possente del Mexico. Come ci si aspettava invece, il taxi che ci ha protati qui era pronto per accogliere Messner e compari...temperatura -25 gradi e aria condizionata a manettone ma, ovviamente, bastano una sciarpa ed una felpa per mettersi al riparo dall'effetto Montezuma. Una piccola precisazione...se prendete il taxi dentro al terminal e pagate in dollari il cambio è fatto a 10 e una corsa per Playa vi costa 90 USD perchè ci sono le tasse di uscita dalla zona aeroportuale. Il tragitto dura una trentina di minuti a cui aggiungere il traffico e la pazienza da dover portare verso l'autista che vi consiglia 100.000 posti e vi inonda di parole; ma siamo qui per questo no? Del resto a Peschiera del Garda non è che brillino di simpatia.. Il Bed and breakfast è provvidenziale sia per il calore umano sia per le indicazioni che solo chi ha fatto lo stesso percorso vi potrà dare. Siamo anche riusciti a trovare un appartamento a Playa attraverso un nuovo amico ovviamente italiano: aria condizionata, cucina con frigo americano e tutti i comfort a cui siamo circa abituati in Italia. Siamo vicino alla Avenida Juarez e la zona è il classico mix tra povere case e condomini nuovi e semi-nuovi abitati da chi sta facendo qualche soldino e può permettersi i circa 550€ di affitto mensile (luce acqua gas internet e tv via cavo
inclusi). In Playa forse c'è allo stesso prezzo qualcosa di simile ma voglio poter scegliere se mischiarmi con i molesti ciccioni americani semi-sbronzi o se scendere nel ristorante con tavoli di plastica e menu fisso a 40 pesos (circa 3 USD o 2,5 EU) che offre carne alla griglia e riso con fagioli. Per ora il progetto è di fermarsi qui fino alla metà di settembre cercando di capire se il posto ci piace e che opportunità di lavoro offre realmente e a quali stipendi. Ho capito una cosa: il permesso di lavoro di cui tutti parlano non è cosa così fondamentale e fonte di kili di preoccupazioni come mi immaginavo. Altra scoperta: quando consegnate il vostro CV dovete allegare un modulo che vendono nelle papellerie e che a grandi linee riprende quello che fate e che avete fatto, la vostra attitudine etc...insomma un secondo CV di più veloce consultazione. 

giovedì 18 luglio 2013

Ritardi: aspettateveli.

Ecco cosa succede normalmente quando si compra un volo charter, ovvero, un volo turistico, di quelli che lavorano con le compagnie turistiche tipo Alpy, Francorosso etc etc....va da se, il vostro è praticamente un bus carico di gitanti e bambini piangenti, è normale che venga dirottato dietro a qualsiasi cosa che sembri, in modo più evidente, un aereo di linea normale (di qualsiasi linea). Il nostro doveva essere un banale MXP-CUN con decollo alle 9 (se non ricordo male) della mattina: si è trasformato in un Milano-Roma-Cancun che partirà, se Dio vuole, alle ore 15. Perchè? Vi rubano un giorno di vacanza? Ve lo ruberanno anche al ritorno? Farà altri scali? La risposta in media è sì. Sì, farà altri scali perchè il volo deve essere ammortizzato al massimo (visto che quasi sicuramente l'avete pagato poco o non sapete quanto l'avete pagato perchè all'interno di una cifra più generale che va sotto il nome di pacchetto turistico) e no, non devono dirvelo prima perchè l'avete sottoscritto nel contratto del pacchetto e non vi devono avvisare nemmeno un giorno prima. Sì, potreste tornare su un aeroporto che non è il vostro e trovarvi con il famoso bus navetta che dopo le interminabili 10 ore, ve ne farà pippare altre 2 o 3 fino a riaccompagnarvi al luogo della partenza (e se siete di rimini e avete l'auto a malpensa e l'aereo atterra bologna potete solo bestemmiare in sanscrito perchè per legge vi devono portare fino a MXP) Sì, facile che il ritorno, per beffa, sarà alla mattina presto con partenza dal villaggio ad ore antidiluviane, perchè (oooopppsss ora lo dico) organizzare un piatto freddo all'arrivo e una
colazione volante alle 4 del mattino, costa meno che un buffet a cena e una colazione completa  (ma queste sono le astuzie, ovviamente avallate dal contratto, dei TO italiani). Sì, viaggerete scomodi con una valanga di oggetti orridi stipati nelle cappellierie, sì, vostro figlio romperà le balle per 11 ore perchè i cartoni non ci sono e si annoia, sì, il film proiettato l'avrete visto l'anno scorso al cinema e l'altro ieri su SKY a pagamento,sì, avrete sete, sì quando scenderete non capirete nemmeno che giorno è, sì avrete i piedi gonfi perchè viaggiare in pantaloncini non è mai una buona idea, sì pagherete il supplemento per l'extra-peso ad una inflessibile ragazzina svogliata del check-in.... Ovvio, vi divertirete, sarete in viaggio di nozze, di anniversario, di separazione, vedrete le spiagge, il mare, l'hotel, gli americani marci di margarida, i messicani, i bambini messicani, le piramidi costruite dagli ufo (secondo Giacobbo), il cibo piccante, i vestiti sgargianti che in Italia non metterete più, conoscerete gli amici che vedrete solo una volta al ritorno dalla vacanza, farete un mare di foto che annoieranno parenti e affiliati per mesi, ripenserete a quanto fosse bello in un giorno grigio di dicembre aggrappati al clacson in fila sulla est con la moglie/fidanza che vi urla che siete in ritardo pensando di aver sbagliato qualcosa nella vita...bla bla bla...ma quel volo, quel dannato volo, ve lo faranno sudare come poche cose al mondo. Sappiatelo.

giovedì 20 giugno 2013

- 32. Ancora.

Le cifre stanno per scendere di nuovo sotto le 30 unità mentre il nuovo volo della Blu Panorama si appresta a trasvolarci da Malpensa (partenza alle 11 della mattina, il peggior orario per cercare di dormire almeno qualche ora) fino alle spiagge di CUN. La gamba ha ripreso un aspetto vagamente da arto inferiore lasciando le sembianze di Jabba in Guerre Stellari. Un piccolo inciso:sappiate che se vi ingesseranno mai una gamba  per più di 20 giorni, al momento di togliere l'armatura di gesso o di plastica la cosa più schifosa al mondo e che vorrete credere non faccia parte di voi, sarà precisamente la vostra gamba; non spaventatevi..tornerà circa come prima... Il B&B Mexico e Amore ha cambiato gestione essendo entrato a far parte di una mini catena (due unità)..così mi spiegano nella mail gli amici di Raul e Valeria, i nuovi proprietari; chissà che non ci sia posto anche per il terzo affiliato, magari nella Baja. Il prezzo dell'alloggio è leggermente salito per il cambio di stagione da bassa ad alta (ma di questo ero stato più che correttamente avvertito per tempo debito); la sfida sarà trovare una casa che non sia troppo in periferia e che non costi come una villetta a picco sul molo di porto cervo. Ho sbirciato alcuni siti e devo dire che i prezzi non sono proprio da caribe ma (naturalmente) siamo a Playa in zona turistica...spero di trovare qualche cosa fuori da giro dei gringo che abbia un prezzo più consono e che non richieda garanzie speculative.
Spero che la vita si rimetta in carreggiata e riprenda a fluire veloce e piena di opportunità. Nel frattempo la questura di Sesto San Giovanni, che avevo scelto dal sito online per la pratica, mi comunica a mezzo mail che il mio passaporto a lettura ottica, scanner, impronte digitali e forse anche DNA, è pronto per essere ritirato...e qui mi sento di rivalutare almeno il commissariato di Sesto che mi ha prodotto il tutto in meno di 20 giorni senza bisogno di false lettere di aziende e agenzie di viaggio..bravi!

Tick tock, tick tock..il tempo si riallinea. 

domenica 2 giugno 2013

-3 +27.

Il primo vero giorno di primavera saprò che è quello in cui mi mancano solo 3 giorni di gesso plastico; ma non solo, saprò anche che sono passati 27 giorni da quella che avevo previsto come data di partenza (che avevamo perchè siamo sempre più in due). Il sole è ancora alto come non si era ancora visto nelle serate di pioggia e temporale della Brianza che è lo sfondo del quadro dove mi trovo a vivere; c'è, finalmente, una vaga aria di primavera. Ho inoltrato la pratica per un passaporto a lettura ottica di quelli per gli USA, il perchè è facile: se ci fossero sviluppi di uscita dal paese sotto l'egida dei famosi avvocati compiacenti sono quasi sicuro che questi non si trovino in Guatemala o in Belize ma, piuttosto, negli Stati Uniti; così ho preso anche questa precauzione....che se poi fosse addirittura la Bassa California a fare da tetto alle nostre giornate allora, di sicuro, il posto fuori dal Mexico più vicino sarebbe proprio Gringolandia. Il costo dell'operazione è inferiore di poco ai 100 Euro, c'è solo qualche scartoffia da riempire, fare un versamento in posta e prenotarsi sul sito online della polizia l'appuntamento in uno dei distretti del proprio comune. Ovvio, il tempo non mi manca di certo e, anzi, con queste cose, ne ammazzo anche un bel po'. 
Mi manca l'idea di partire, quasi che fosse finita in un cassetto a chiusura ermetica di cui non riesco a sentire l'odore; stare seduto su una sedia a guardare fuori dalla finestra non è precisamente l'idea di vita che avevo in mente per l'ultimo mese...prima di andarmene da qui però si è creato lo spazio forse necessario per dei piccoli riti "d'addio":
-1 andare a rendere giusto omaggio, con una graffa di quelle che avevo nella gamba, a S. Bernardino alle Ossa a Milano e lasciarla ad ex voto
-2 andare a Genova in una giornata di sole per salutare il Mar Mediterraneo
-3 andare a pranzo da Mama Burger a Milano, giusto dietro la Heopli (il miglior hamburger della vita)
-4 fare qualche foto sul tetto del Duomo come un bravo turista e salutare la mia città
-5 fare serata sui Navigli e andare al mercatino della stazione di Porta Genova oltre che a quello della roba rubata del capolinea della Gialla
-6 fare un giro di moto sul lago di Lecco e sul lago di Garda
...e poi ci sono un sacco di persone che voglio abbracciare strette perchè in questo frangente inaspettato le ho sentite vicine e care come forse non mi aspettavo proprio...poi darò un'abbraccio a questa terra e sarò pronto per andarmene.

giovedì 16 maggio 2013

+9.

C'è una persistente monotonia nella pioggia di oggi, guardata attraverso la finestra, seduto sul divano di casa con la gamba "ingessata" davanti a sè; sembrano esserci una serie infinita di sbarre sottilissime che tagliano ogni singolo oggetto in mille pezzetti verticali.

Mi rimangono ancora 15 giorni di ingessatura supertecnologica e altri 15 di meno tecnologica ma più dolorosa riabilitazione della caviglia e di tutto il resto che deve tornare a fare il suo lavoro. La partenza, quella nuova, è programmata con un volo charter da acquistare da qualche tour operator italiano a cui la stagione sta “dicendo male” più o meno quando riuscirò a stare in piedi e deambulare. Poi, se Dio vuole, tutto il resto dovrebbe tornare al suo posto ma, nel frattempo, mi sorbisco questa giornata autunnale di mezza estate con Katia in cucina che prepara qualcosa per cena, il micio che dorme nella sua cuccia a quadrelli inglesi e la musica di French Riviera come sottofondo insipiratore. E' un po' come se le cose si fossero fermate e si fossero aperte delle strane parentesi fatte di gente e situazioni intorno a me; non è proprio che mi piacciano ma, dal mio divano, faccio fatica a filtrare persone e stati d'animo..quindi.
Sto leggendo un bel libro:”La Polvere del Mexico”; è scritto in maniera veloce e appassionata da un italiano in visita lunga...mi manda, anche qui in mezzo all'acqua fatta di sbarre, un poco del sole e del calore Mexicano, in attesa che si compia anche tutto questo.

lunedì 6 maggio 2013

-0. When Shit Happens!

Faccio fatica a scrivere questo post, mi costa uno sforzo immane e non certo fisicamente. Nella vita gli imprevisti si manifestano quanto meno te lo aspetti, sono nascosti subdolamente dietro ai gesti di tutti i giorni, dietro la routine rassicurante in cui ogni essere umano cerca di seppellirsi per non sentire l'odore della libertà e dell'imprevisto. Ci sono imprevisti belli, irripetibili ed emozionanti, tipo...quando una certa persona entra nella reception di un hotel e tu ne resti completamente folgorato decidendo, seduta stante, che quella tal persona farà parte, in un modo o nell'altro, della tua vita futura. Hanno il sapore della cedrata Tassoni e il profumo dell'inverno e tendono a cambiarti la vita e rivoltartela come un calzino fino a toglierti totalmente il fiato questi momenti belli.
Poi ci sono anche imprevisti grigi e pesti come un cielo brianzolo del 30 aprile, il tradimento della tua fedelissima Motard, lo scivolare su 4 centimetri di griglia scola-acqua alla fine della rampa dei box; l'odore della benzina che cola fuori dal tappo del serbatoio,  il sapore del sangue in bocca e la sensazione che la tua gamba sinistra, dalla caviglia in su, sia immersa in un secchio di acciaio fuso che ti cola a tratti dentro le scarpe estive. Spostare la moto prendendola a calci e scoprire con rabbia mista a furore che quel dannato piede che non senti più, non solo è girato nella direzione sbagliata, ma è anche incastrato malamente tra la forcella e la Leovince a finale semi aperto. E quando comunque riesci a rialzarti, toglierti il casco e sedertici sopra nell'attesa che arrivi qualcuno, ti viene solo da piangere.
Poi c'è la corsa inutile e dolorosa al pronto soccorso, l'attesa in mezzo a tutti gli altri doloranti del momento, le lastre e, sciabolata finale, la conferma di una bella placca di titanio, 7 viti e 5 bulloni a rimettere insieme una triplice frattura scomposta dell'osso che dovrebbe farti deambulare e guidare la tua motard. Allora, chiuso alla bell'e meglio il gesso supertecnologico fatto di plastica, in attesa di un'operazione chirurgica facile facile in anestesia spinale, solo allora realizzi che il danno che hai procurato investirà anche la tua compagna di viaggio e di avventura. 30 giorni di riposo forzato e, se Dio vuole, 15/20 di riabilitazione..ecco cos'ho ricavato dall'ultima gita in moto prima di partire...
Certo, in camera d'ospedale conosci anche Antonio, vittima di uno schianto a 90km/h contro due muretti di cemento presi a spallate e frenata finale di faccia contro il palo della luce; lui non se la caverà così a buon mercato come me, lui di giorni di ospedale ne ha almeno 70 e svariate operazioni di ricostruzione ossea visto che, a destra del collo le sue ossa sembrano un puzzle Clementoni più che uno scheletro; certo, sopra di te, al settimo piano c'è il reparto di malattie terminali dove certa gente il sole di luglio è facile che non lo riveda mai e l'abbraccio della ragazza sembrerà solo un ricordo lontano.
Ci sono imprevisti che ti lasciano il sangue amaro rappreso su una Nike anni 90, che ti sfrisano la giacca di pelle che ti sarebbe servita da all-around a Playa, che sfilacciano la tue EastPack nera che avrebbe dovuto contenere i tuoi CV e il tuo inseparabile laptop da cui ora mandi mail ad amici e meno amici tentando di spiegare quanto poco pilota e quanto pirla sei stato. Poi ci sono gli imprevisti che lasciano uno stiletto di ghiaccio in fondo al cuore perchè sai che hai reso la vita difficile anche alla persona a cui tieni di più in assoluto, l'hai involontariamente (...che scusa patetica quella della non volontà...) messa in una condizione difficilissima sia per sè stessa che per voi.
Ci sono gli imprevisti che la gente ti dice che si chiamino destino...non lo so, forse è così, forse non era il momento giusto e qualcuno mi ha picchiato un pugno in testa per farmelo capire perchè da sono un testone che difficilmente si arrende nella vita, forse questa stupida circostanza ci ha indirizzati entrambe a una cosa diversa; non lo so, non so nemmeno se sono fatalista in questa serata, con il mio gatto Igor che mi fissa in cerca di risposte semplici e il Commissario Montalbano che risolve casi su Rai 1. 

Una cosa la so di sicuro: il mondo è ancora là fuori e ci aspetta ancora...la pazienza diverrà la virtù dei forti in questi 60 giorni circa che ci dividono dallo stesso identico sogno.......con qualche vite in più e una placca di titanio.

lunedì 22 aprile 2013

-15. Voci di Corridoio

Quando le voci di corridoio si sovrappongono e si rincorrono è sempre meglio cercare di fare chiarezza basandosi sulla propria esperienza personale piuttosto che su quello che si legge a destra e a sinistra in internet. La cosa si fa ancora più difficile poi, se le voci, i rumors, non sono assolutamente verificabili; così dai primi di novembre del 2012 non si capisce più cosa si debba fare per ottenere il famigerato e famoso permesso di soggiorno per lavoro. In breve, dopo aver letto per circa 2 mesi post su post, discussioni su discussioni, mi sono preso la briga di andare a chiedere personalmente: prima dell' 11/2012 durante  i 90 ( + altri  90 d'estendibilità richiedibile direttamente all'ufficio dell'immigrazione messicano) giorni concessi dal visa turistico, si poteva cercare un lavoro sfruttando lo status di turista e, una volta presi accordi con il datore di lavoro, richiedere in loco il permesso variando il proprio status da turista a lavoratore e cambiando anche, quindi, il tipo di visa. Ora per farlo la procedura è più complessa: si entra come turisti ( e lo specifico perchè qualcuno potrebbe anche avere la fortuna di entrare già con il suo bel permesso di lavoro pronto avendo trovato lavoro dall'Italia), si cerca lavoro e si spera di trovarlo, si prendono accordi con il datore di lavoro, ci si mette al volante in direzione Belize (parlo per chi, come me è a Playa o nei dintorni) o si prende un volo per uno degli stati confinanti, si va all'ambasciata, dove nel frattempo il datore di lavoro dovrebbe aver fatto pervenire tramite l'immigrazione, la richiesta per il visa "di lavoro", si prende il modulo, si riprende l'aereo/l'auto, si rientra con la richiesta di visto di lavoro, si va all'immigrazione, si fanno combaciare i documenti ottenuti all'ambasciata et...voilà, ecco a voi i nuovi lavoratori immigrati regolari. 
Fonte: impiegato ufficio visti ambasciata di Milano, Foro Bonaparte 55.
Dubbi: il visa, in caso si perda il lavoro, viene annullato? Siamo sicuri che la procedura si possa effettuare con qualsiasi ambasciata dei paesi limitrofi pur non essendovi residenti (ecco questo è forse il dubbio più grande ma dopo un paio di telefonate alle ambasciate di Roma e Milano pare non ci siano misteri in merito)?
Ovvio, ci sono un sacco di incognite che riguardano le tempistiche e le modalità con cui richiedere il tutto ma se vi arrendeste alla prima inezia, forse fareste meglio a non partire proprio...del resto il cambiamento non è mai assolutamente facile e, in questi  giorni, il Presidente Napolitano ne è l'emblema vivente.
Que Viva Mexico!!

mercoledì 17 aprile 2013

-25. Attento a quel che Desideri, la Vita Potrebbe anche Concedertelo!

...partire per un lungo viaggio che vi porterà lontani da casa non è solo chiudere la valigia, svuotare il serbatoio della moto che mai più rivedrete, stivare gli indumenti invernali nei box di mamma e papà e finire di chiudere tutte quelle pratiche che vanno dal contratto del telefonino all'abbonamento dell'autostrada. 
Partire per un lungo viaggio è molto e molto di più di tutto questo. Quindi attenti a desiderarlo troppo, si potrebbe anche realizzare davvero questo vostro sogno, lasciandovi così senza più scuse o mugugni sul fatto di vivere un posto che non vi piace più; se non avete preso bene le distanze e le misure di quello che volete il salto potrebbe essere troppo lungo o troppo corto e voi, ignari, atterrereste di faccia sul friabile ma duro calcare della pianura di Playa.  Personalmente ho voluto e progettato tutto questo molto a lungo, forse magari anche un po' troppo come mi ha fatto presente un amico tempo addietro: "Hai aspettato così tanto che ora parti nella stagione sbagliata e forse nel momento economico sbagliato!" Pazienza, parto, l'importante è quello; parto in compagnia, che è ancora più importante perchè, quando si ha un po' paura di qualcosa, non c'è nulla di più bello di sentire la mano di qualcuno, e non importa se quel qualcuno ha ancora più timore di voi. 
C'è uno strano torpore in questi giorni lenti e vischiosi di una mezza primavera italiana, c'è quella buffissima sensazione che nulla si muova veramente. Avete presente quando siete sdraiati nell'acqua, a pancia in giù sulla tavola e non sentite nulla che non siano le solite ondine e i piccoli sciabordii? E poi? E poi, di solito, ad un certo momento dietro di voi si gonfia l'onda e arriva il momento di mettersi in piedi, in ballo, in gioco e fare la vostra corsa fino alla fine.
Inno all'indolenza dei giorni prima dell'onda.