martedì 24 settembre 2013

Il Grande Trucco Italiano.

Sono un paio di giorni, dopo aver acquistato il temutissimo sughetto al finto pesto genovese (ancora da provare....quando al centro medico compreranno l'ambulanza con unità di rianimazione), che guardo con sospetto le marche italiane o pseudo-italiane nei supermercati. Mi sono accorto che nelle grandi distribuzioni i prodotti di origine iberica o italica sono tutti decisamente prossimi alla scadenza riportata sulle confezioni; di alcuni di questi prodotti poi non si ha traccia della data essendo coperta con una splendida e appiccicosa etichetta che spiega da quale paesino sperduto d'Europa arrivi il prodotto, come fare a cucinarlo (tipo estrailo dal vasetto, no non lo produce Al Capone e, no, non l'hai visto ne "The Sopranos"), come sia impossibile sapere quali magici ingredienti usino per dare al pesto il color verde fluo modello notti al Pacha di Ibiza. Scartati a priori i vasetti coperti da suddetta etichettatura, mi sono concentrato su quelli di cui si vede la data e mi sono fatto una domanda: stai a vedere che questi prodotti sono quelli che arrivano dall'Auchan di Baranzate di Bollate o dalle mitiche Corti Venete di S.M.B.A.? Mi spiego meglio: se in Italia, guardando l'etichetta di un sugo, si è a circa 20 gg dalla data di deperimento , sono più che sicuro che la ottima casalinga media riporrà con sfiducia il barattolo al suo posto con aria schifata e l'intenzione di far la spesa in quel super con i prezzi tanto bassi e con il salumiere tanto simpatico che lascia anche un 50 grammi di crudo di parma in più...

Qui invece, nel centro sperimentale di Playa Del Carmen, a 11.000km dai rigorosi (ahahaha) controlli dei soldatini in grigio e giallo, prendere un sugo a 10 gg dalla scadenza naturale (sapendo che il prodotto ha mediamente 2 anni di vita sotto vetro) è assolutamente ovvio e, anzi, consigliato per poter assistere agli effetti a lungo termine dei conservanti italiani andati a ramengo per il caldo e per il tempo.
La morale della mia domanda è sempre la stessa: le aziende italiane rivendono qui i resi dei super tricolori? Pare che il sospetto ci sia e sia qualcosa più d'un sospetto. 
In certi angoli di mondo la data di scadenza forse non impressiona più di tanto, esattamente come succedeva con l'insalata di un noto ristorante italiano di mia conoscenza; pare che anche da queste parti non ci si faccia poi un grande scrupolo per le direttive CEE sulla conservazione dei prodotti...ma diamine, chi se ne frega? Siamo in Mexico e solo i fessi e i turisti comprano i vasetti di pesto radio-attivo.

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