La fine dell'estate qui arriva con giorni di temporali e piccole tormente tropicali, di quelle che fanno diventare la strada sterrata che scende a lato di casa, un impetuoso torrente che porta terra, le pozzanghere come smisurati laghi scuri attraversati dalle ruote dei taxi bianchi, il cielo una lastra trasparente di ghisa grigia che, a volte, si fa sfuggire il sole del tardo pomeriggio. Ci sono palme che ondeggiano verdi svettando sui cortili interni e sui negozi con le scritte fatte a mano direttamente sui muri, opere uniche degli artisti del marketing locale; c'è l'ammasso tortuoso dei cavi tv aggrappati con occhielli di ferro portanti a quelli della luce, una giungla fitta ed intricata probabilmente esente da
qualsiasi logica e da qualsiasi forma di vero progetto urbanistico: la teoria del chaos regna sovrana infastidendo, a tratti, la bilanciata mente europea e nord-americana. La gente cammina distratta per la strada, su e giù dai marciapiedi sbrecciati e un po' sconnessi, dentro e fuori dai negozi di abiti che espongono casse di dimensione esagerate da cui fuoriescono fiumi di fastidiose musichette in stile salsa merenghe; banche che vendono motociclette, negozi di pc che non hanno pc ma solo porta cellulari e centinaia di case di pegno dove si trovano gli oggetti di seconda mano che qualcuno non ha più la facoltà di pagare. I turisti sono diventati più radi e la 5a Avenida è un filo più sonnacchiosa nel suo eterno vociare di venditori di souvenirs dozzinali e prodotti di alta classe (presunta e mai comprovabile)...il ritmo di tutto è differente e ancor più lento del normale.
La fitta prigione di sbarre d'acqua cinge d'assedio anche l'assolato Mexico verso la fine dell'estate.
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